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Nuova Elettronica: la fine di un'epoca

Nuova Elettronica: La fine di un'epoca (di Mauro Patrignani)

Questo articolo, corredato da una memoria scritta da Leonardo Righini l'ultimo direttore responsabile di Nuova Elettronica vuole narrare la vita e la morte della rivista analizzando le cause che hanno portato alla chiusura per fallimento. Scrivere questo articolo mi è costato parecchio tempo, ho riletto tutti i numeri da quando la rivista è stata fondata, mi sono documentato sui protagonisti e ho cercato di leggere fra le righe. Fra l'altro ho creato anche una pagina con l'indice di tutti gli articoli di Nuova Elettronica con tutti i dati relativi.

Copertina del primo numero pubblicato di nuova elettronica
Copertina dell'ultimo numero pubblicato di nuova elettronica il 250

Sopra la copertina del primo e dell'ultimo numero di Nuova Elettronica, l'alfa e l'omega, l'inizio e la fine. In mezzo ci sono 44 anni di pubblicazioni e 250 riviste pubblicate. Tiratura massima 150.000 Copie.

Nuova Elettronica è stata una rivista italiana fondata da Giuseppe Montuschi (Faenza, 15 gennaio 1927 – Imola, 14 dicembre 2009) nel 1969 (a sinistra la copertina del primo e dell'ultimo numero di Nuova Elettronica il primo risalente all'agosto del 1969) a Bologna. A questo link un documento che racconta la storia di Montuschi narrata da lui stesso.
Nuova Elettronica si occupava di hobbistica elettronica, divulgazione nell'ambito tecnico scientifico, elettromedicale e didattico, con un'impostazione pedagogica e popolare. La novità introdotta dalla rivista è soprattutto l'approccio "all services" che comprendeva la commercializzazione di kit e di circuiti stampati (PCB) dei progetti presentati.
Inizialmente i kit venivano distribuiti per posta, poi complice il successo dell'idea comparvero dei distributori locali che in genere erano negozi di componenti elettronici.
I kit di Nuova Elettronica univano in un unico imballaggio blisterato tutti i componenti elettronici necessari ed il circuito stampato con la serigrafia dei componenti.
Le istruzioni per il montaggio erano disponibili unicamente sulla rivista cartacea.
Non di rado i negozianti per "spingere" la vendita di alcuni kit li corredavano (illegalmente) di fotocopie dell'articolo della rivista quali istruzioni per il montaggio. Altri per aumentare i guadagni utilizzavano solo il circuito stampato originale (che era difficilmente riproducibile per via delle serigrafie) e lo corredavano di componenti non originali.
Nuova Elettronica non conteneva pubblicità e si finanziava, con la vendita delle riviste sia nelle edicole che in abbonamento e con i proventi delle vendite dei kit di montaggio e dei circuiti stampati.

Come potete notare dal tempo passato utilizzato per la prima frase, Nuova Elettronica, la testata di cui C.R.E. (Centro Ricerche Elettroniche) deteneva i diritti editoriali non è più pubblicata in quanto il 14 novembre 2013 il Tribunale di Bologna ha avviato la procedura fallimentare contro C.R.E.. Con questo chiude la più famosa e longeva rivista di elettronica sul panorama Italiano.

A Nuova Elettronica sono legati i ricordi di diverse generazioni di hobbisti e professionisti dell'elettronica. Io personalmente sono stato abbonato per diversi anni e ho realizzato molti dei loro kit di montaggio.
Era una rivista ben realizzata in cui venivano descritti tutti gli schemi pubblicati.
Nuova Elettronica era una rivista che si rivolgeva all'hobbista ma che era seguita anche da diversi professionisti in cerca di ispirazione.
Che trattava dalla amplificazione audio alla radiofrequenza passando per la programmazione dei processori e gli elettromedicali.
Senza trascurare le valvole termoioniche.
Pensate all'enorme sforzo nel progettare il circuito, collaudarlo, documentarlo e poi pubblicarlo sulla rivista e nel contempo ingegnerizzare il kit e venderlo contestualmente all'uscita della rivista.
E oltre a questo gestire un servizio post vendita che si occupava di riparare i kit che i lettori non erano in grado di far funzionare.
Un lavoro mastodontico se messo in relazione alle centinaia di kit prodotti alcuni dei quali anche complessi.

A testimoniare il successo e la diffusione di Nuova Elettronica ci sono i forum che ne parlano e gli scambi e collezioni (più o meno legali) di riviste scannerizzate post mortem.

Nuova Elettronica è morta. Viva Nuova Elettronica. Speriamo che qualcuno rilevi il marchio e che riprenda dal punto in cui la vecchia gestione è arrivata, magari rivedendo alcune scelte e adattandosi meglio ai tempi.

Nota del 10/02/2019: Nuova Elettronica non ha avuto ad ora un successore, qualcuno che abbia tentato di riportarla in vita. Ci sono stati diversi tentativi di sfruttare il marchio da parte di persone che non avevano alcuna legittimità in merito, tutti ovviamente falliti miseramente. Per avere successo in un'impresa del genere occorre partire dalla passione e poi eventualmente monetizzare.

La storia in sintesi di Nuova Elettronica

Anno Evento
1969
Anno di nascita di Nuova Elettronica. Esce il primo numero 1 di Agosto 1969 al prezzo di 350 Lire. Nei primi numeri Nuova Elettronica pubblicava anche un po' di pubblicità che poi è stata tolta.
1975
Esce il primo numero doppio di Nuova Elettronica. E' il 38/39 di Maggio-Giugno 1975. Questa vuole essere una scelta mirata alla qualità, nel senso di pubblicare di meno ma di maggior qualità senza rispettare date.
1979
Nuova Elettronica produce il primo kit per un computer: è lo Z80NE, e viene pubblicato a partire dal n. 68 di Ottobre 1979. Si tratta di un progetto della Micro Design di Genova basato sul processore Z80.
1985
Nuova Elettronica produce il primo kit per un computer Apple IIe compatibile: è il Computer Delta. Il computer Delta era un Apple IIe compatibile il cui progetto fu pubblicato e venduto in kit dalla rivista Nuova Elettronica con il n. 104-105 di Ottobre-Novembre 1985.
1999
Nuova elettronica viene prezzata in Lire/Euro. Per la precisione il numero 201 del Settembre/Ottobre 1999 al prezzo di 7000Lire/3,62Euro
2009
Morte di Giuseppe Montuschi il fondatore. Subentrano la figlia e l'ultimo direttore, Leonardo Righini.
2011
Con il n. 248 Nuova Elettronica cambia il look, si rinnova nella grafica mantenendo inalterata la qualità dei contenuti.
2012
Esce l'ultimo numero di Nuova Elettronica il 250 di Settembre-Ottobre 2012.
2013
Il 14 novembre 2013 il Tribunale di Bologna avvia la procedura fallimentare contro il C.R.E. (Centro ricerche elettroniche) che deteneva i diritti editoriali di Nuova Elettronica.

Nuova Elettronica: Progetti in sintonia

Si tratta di una rubrica della rivista Nuova Elettronica, solitamente collocata nelle ultime pagine della rivista, dove venivano pubblicati e commentati/corretti (a cura della redazione) i progetti proposti da alcuni lettori.

21-12-2014 Intervista con Leonardo Righini ultimo direttore responsabile di Nuova Elettronica

Non soddisfatti di quanto riportato sui vari siti e blog riguardo al fallimento di Nuova Elettronica, abbiamo contattato l'ultimo direttore di Nuova Elettronica che ci ha gentilmente fornito un sunto dell'ultimo periodo di vita della rivista e ci ha spiegato dal suo punto di vista i motivi della chiusura della celebre rivista di elettronica.

Memoria di Leonardo Righini sulla chiusura di Nuova Elettronica

 

I titolari della rivista Nuova Elettronica appartengono a quella razza di imprenditori italiani che hanno sempre fatto da soli senza mai chiedere aiuto a nessuno e con l’orgoglio di avere fatto una azienda che ha cambiato la vita di molti italiani dando lo spunto per progetti originali e ha creato un mare di piccoli imprenditori che con il loro lavoro hanno contribuito e rendere grande il nome di questa rivista.
L’avvento della rete e la globalizzazione hanno messo in crisi il modello “all service” che Nuova Elettronica forniva. NE importava i componenti dall’estero quando c’erano ancora le frontiere e forniva la rivista cartacea e tutti i componenti necessari alla realizzazione del progetto.
Ma Giuseppe Montuschi genio nel portare l’elettronica a livello globale non aveva previsto gli effetti della globalizzazione. Con l’entrata nell’euro Montuschi mantenne basso il prezzo della rivista, forse peccando di troppa onestà abbiamo convertito i prezzi in euro rispettando in modo preciso la regola suggerita dallo stato mentre gli altri guadagnavano cogliendo l'occasione per battere cassa aumentando il prezzo dei loro prodotti.

Intanto il mondo di internet viaggiava velocemente. La presenza di tante persone che in modo parassitario collaboravano e si davano da fare nel realizzare ottimi falsi d’autore riproponendo progetti nostri facevano diminuire le vendite.

La risposta di Nuova Elettronica è stata giusta infatti abbiamo cominciato ad investire sul Digitale (iPad) abbiamo cercato di capire con delle inchieste l'evoluzione degli interessi dei nostri lettori che man mano erano cambiati andando verso temi che noi avevamo già affrontato e su cui intendevamo focalizzare la nostra produzione, come strumenti di misura ambientali, strumenti di misura, strumenti per la salute e piccole nicchie come la didattica, l'audio e la radiofrequenza.

Anche il metodo di lavoro impostato 40 anni prima non era mai stato messo in discussione. Ha funzionato bene perché prima della globalizzazione era perfettamente congeniale a Montuschi che produttivamente dava il meglio in questo modo.
Ma il mondo cambiava velocemente e si doveva pianificare il futuro, ci voleva un metodo ma non si poteva programmare nulla perche il genio (Montuschi) era capace di svegliarsi con una idea e tutto quello fatto fino a quel momento veniva buttato via con dispendio di energie e di soldi.
Ma i tempi erano cambiati, le vendite del cartaceo diminuivano e gli abbonati storici “morivano” nel vero senso fisico. I ragazzi inseguendo i miti dell’open source sostituivano con quello che si chiamava pirateria, le vendite delle nostre riviste scannerizzando e scambiando liberamente quello che a noi costava lavoro e danaro in ricerca.

Nel contempo è altresi vero che Nuova Elettronica era rimasta in ritardo rispetto ad alcune scelte nei confronti di nuovi microprocessori e sistemi integrati disponibili sul mercato (interfacce Micro). I sistemi per realizzare i disegni rimanevano obsoleti e molto costosi in termini di tempo e danaro.
Un parco di impiegati assolutamente esorbitante il 50% non in grado di convertirsi (segretaria bolle, segretaria fatture etc.. nessun progettista cad-gerber). In verità più volte i commercialisti ci dissero di sacrificare alcuni dipendenti ma siccome le cose andavano benino la direzione non se la sentì di fare questo passo (aumentando nell’approssimarsi della crisi il carico di spese improduttive – 100.000 preziosi euro all’anno che volavano via).

Lo stato, e questo è cosa nota a chiunque ha una attività, applica in Italia una tassazione molto alta e a fronte degli introiti in calo ci chiedeva di anticipare le tasse dell’anno dopo. Noi abbiamo sempre pagato le tasse con il nostro modello di produzione fare del "nero" era impossibile. Ma nel 2008 il bilancio cominciava ad assumere valori negativi. Il BOSS Montuschi fino all’ultimo pensava di recuperare le finanze con i metodi che ha sempre applicato ma il mondo cambiava e si muoveva in fretta.
I ragazzi e gli uomini nuovi nell'epoca di Internet non compravano più la rivista cartacea ma andavano sul web a cercare le cose. Si passavano gli schemi fra loro, la rivista di carta stava entrando nella storia per cedere il passo a qualcosa che avremmo dovuto prevedere tanti anni prima. Si stampavano le riviste, ma il guadagno che ne derivava andava a colmare i buchi della organizzazione.

Una grande idea ci diede speranza per una ripresa ed era quella di organizzare la vendita di macchine per la salute già assemblate e certificate, contatori geiger certificati dall’ENEA e altre interfacce sempre certificate. Fu un successo in crescita. Due fiere del SANA ci hanno portato nuovi amici e nuova linfa. Ma troppo poco per sostenere quell’organizzazione cosi fuori dal tempo.

L’azienda continuò ad entrare in sofferenza e non c’era verso di far cambiare metodo di produzione a Montuschi. Con la morte di Montuschi la nuova direzione ha cominciato a muoversi per diminuire i costi con metodi di produzione diversi.

Ma qui oltre che eravamo in avanzato stato di sofferenza , abbiamo trovato una forte resistenza da parte di alcuni dipendenti (che pensavano che i soldi arrivassero dal cielo ) nel modificare alcuni modi di lavorare con pacchetti software più performanti ed adatti alla nostra produzione (disegni tecnici e circuiti stampati non più disegnati con metodi grafici ma sviluppati direttamente con il cad).

Alcuni ci chiesero di fare del telelavoro ma dopo un periodo di prova abbiamo avuto la conferma che la lontananza dal laboratorio rende l’articolista molto più lento. Per esempio Il volumetto “Speciale diatermia” è stato scritto in tre mesi, troppo, e ci abbiamo rimesso di tutto e di più (meglio se facevamo un CDROM), I disegnatori aspettavano l’articolista che era a casa, l’articolista aspettava i disegnatori alla fine si perdevano settimane senza concludere nulla. Non feci in tempo a dire al dipendente articolista di rientrare in ufficio che si mise in malattia per un anno e poi un altro anno di aspettativa. Ma non è finita qui (vedi più avanti *)

Purtroppo era già troppo tardi : la situazione si era talmente degenerata che lavoravamo solo per pagare le tasse e quel che rimaneva andava in stipendi. Poi si arrivò al punto che si pagavano solo le tasse e il commercialista ci consigliò di usufruire della cassa integrazione al 50 % per alcuni dipendenti e a 0 ore per altri ma fu un vero disastro, senza le persone presenti NE non poteva funzionare e se avevo bisogno di loro, le ore che stavano in azienda dovevano essere pagate. Cosi NE ha finito la liquidità.

Comunque stringemmo i denti e buttammo fuori nel 2011 le due riviste 249 e la 250, pensate non c’erano nemmeno i soldi per produrre gli stampati e comprare i componenti per produrre i progetti delle ultime tre riviste che andavano benissimo, avevamo ordini per quasi 100.000 euro .

Nessun problema, confidavamo sui soldi della vendita delle due riviste per tamponare qualche falla. Ma come per beffa della sorte nulla da fare, il distributore Parrini ha chiuso l’azienda con un concordato portandosi via nel gorgo della burocrazia italiana i nostri soldi.

Non rassegnati pensavamo di avere credito presso le banche, cosi nell’ anno 2012 presentammo un BUSINNES PLANNING per appena 100.000 euro di prestito alla Banche d’Imola , alla Cassa di Risparmio di Imola (BPL), al Monte dei Paschi di Bologna (si proprio quella famosa). Ci hanno detto che eravamo a rischio perche i nostri clienti erano dei privati e non avevamo garanzie a copertura del prestito.

Alla fine del 2012 Il nostro commercialista ha ritenuto di non seguirci più e dietro lui anche i consulenti legali.

I sindacati nello spirito di cercare di aiutare l’azienda hanno indetto a maggio 2013 una riunione con l’assessore allo sviluppo regionale delle imprese che si prese a cuore la sorte della rivista NE decana della divulgazione elettronica in Italia e cosi ci fece contattare dalla associazione CNA di IMOLA (Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa) che ci forni commercialista e avvocato (forse pensavano che noi avessimo il tesoretto in Svizzera).
Inizialmente ci presentò un potenziale finanziatore locale che ci chiese quanto ci servirebbe per poter continuare a lavorare. Appena detta la cifra ci rispose che ce li avrebbe potuti dare anche subito perché quella cifre per lui non era un problema. Tuttavia non so per quali ragioni ma del finanziatore non si è saputo nulla e del CNA? (vedere più avanti, un po’ di suspense)

Nel periodo che va maggio 2013 al 14 Novembre 2013 abbiamo avuto furti da parte di dipendenti e tentate truffe ai nostri danni .

*Un nostro dipendente che per ragioni di salute era da un anno in cassa malattia, (gennaio 2012 -2013) alla fine dei limiti di legge della cassa malattia (periodo di comporto) è andato un altro anno in aspettativa, dopo due anni di assenza dalla azienda avrebbe dovuto ritornare a lavorare almeno un giorno, ma un medico ha certificato la malattia per evitare di tornare a lavorare. Noi abbiamo proceduto al suo licenziamento e lui ci ha fatto causa al tribunale di Bologna che ci ha messo in amministrazione controllata.

Il 14 Novembre 2013 il CNA di Imola ci ha accompagnati molto dolcemente dal giudice fallimentare fino alla chiusura senza fare nulla, poi si è dileguata (hanno scoperto che non avevamo il conto in Svizzera).

Parlando con il Curatore sembrava che la procedura finisse a gennaio del 2014 ma purtroppo l’Italia che è la patria del diritto si vede che non lo è per tutti. Pur avendo presentato al rappresentante del giudice un altro finanziatore serio che ci avrebbe permesso di ripartire piano piano a lavorare ci ha impedito di fare qualsiasi cosa.

Da questa esperienza se ne traggono quattro grosse conclusioni . Visto che la nostra chiusura ha 4 cause :

A) La causa principale della nostra chiusura è lo Stato. Lo Stato è colpevole di aver provocato la bancarotta di migliaia di aziende e anche la mia , per le scelte fatte in materia economica perché ha privilegiato la finanza dei bancari al posto del lavoro concreto.

B) Il genio Giuseppe Montuschi non ha mai sentito l’esigenza di rinnovarsi nella gestione economica rimanendo su posizioni assolutamente controproducenti. Usava ancora metodi giornalistici antiquati. (lastre tipografiche, cad grafici nessun investimento sul digitale). Quando siamo passati all’euro ha mantenuto basso il prezzo della rivista mentre tutti hanno raddoppiato. Il mondo cambiava ma Montuschi non se ne era accorto. Con un po' di lungimiranza forse i problemi si sarebbero potuti evitare o risolvere prima che fosse troppo tardi.

C) Il nostro ottimismo è concausa abbiamo sempre investito sulla azienda (non abbiamo licenziato esuberi quando potevamo farlo ) perché noi avevamo il mercato e avevamo la speranza di farcela con un piccolo riassetto aziendale e confidavamo in aiuti concreti dalle banche visti i miliardi che avevamo contribuito a fare girare nelle loro tasche.

D) Il giudice fallimentare non ha fatto assolutamente nulla per cercare di far lavorare l’azienda, ma d’imperio ha bloccato qualsiasi azione che portasse a fare riprendere l’azienda, anche in modo limitato adoperandosi di fatto perchè Nuova Elettronica venisse seppellita sotto alle sue scartoffie.

Situazione attuale (fine 2014)

Il Centro ricerche elettroniche è sotto la gestione del curatore che sta cercando dei potenziali compratori sia del magazzino di componenti e macchine per imballaggio e della testata naturalmente. Ma non si muove nulla (in sei mesi sono venuti 3 volte per 2 ore consecutive a fare l’inventario).

Ai titolari di NE hanno impedito di lavorare e continuano nella stessa azione. Secondo loro gli editori di NE dovrebbero trovarsi un lavoro fuori da tutto quello che facevano prima.

Mi piacerebbe che al curatore dott. Bartolomeo Daloiso e all’onorevole sig. Giudice dott. Atzori di Bologna arrivassero tante e-mail con un pensiero su NE e del perché deve fare di tutto per riaprire la rivista (naturalmente con i dovuti aggiornamenti).

In giro per internet corrono siti WEB con il nome Montuschi che sono figli di proposte da parte di persone che con la scusa di aiutarci cercavano di prenderci in giro e non Siamo Noi .

Abbiamo chiesto all’albo degli avvocati la possibilità di avere il gratuito patrocinio e fino ad ora ci hanno detto di no. Troppo importante questa causa e il tribunale non paga.

 

Grazie per avermi ascoltato

Leonardo Righini

P.S. Se fra voi esistono avvocati, commercialisti , che hanno voglia di lottare per una azienda che ha dato tanto all’Italia e agli italiani sono ben accetti.

Non sono ben accetti professionisti che propongono società con loro, e professionisti che chiedono soldi anticipati. Purtroppo abbiamo voluto talmente bene a Nuova Elettronica che abbiamo investito tutto su di Lei.

NOTA: Su wikipedia ho cambiato la storia di NE 4 volte poi ho rinunciato perché quegli incompetenti che scrivevano o correggevano non so, pretendevano di saperne più di me che sono stato l’ultima persona a vedere vivo G.Montuschi.

------------ Fine della memoria redatta da Leonardo Righini ------------

Nota della redazione di Audiovalvole

In giro sul WEB spesso si leggono commenti sulla chiusura di Nuova Elettronica, a volte molto cattivi nei confronti di Righini, commenti infondati e "leggeri" basati sull'ignoranza dei fatti, cosa che mi ha spinto a cercare di vederci meglio, di avere un quadro più chiaro di quello che è successo.

Volevo rendere noto in merito il mio pensiero: Leonardo Righini come imprenditore posso immaginare quello che ha passato e sta passando, io penso che sia la persona che dal fallimento di NE ci ha rimesso di gran lunga più di tutti. E non parlo solo di soldi ma del veder morire una cratura che aveva una sua vita e per la quale avrà investito un bel po' della sua, sia per quanto riguarda il tempo che il danaro. Io sono stato da sempre un lettore di NE e non posso che dolermi per la sua serrata. Per Righini e per tutte le persone che lavoravano direttamente e indirettamente e hanno perso il lavoro e anche per me e tutti i lettori che sin da piccoli ne aspettavano l'uscita in edicola.


Mauro Patrignani

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